Forest Stream, band Russa di stampo Black/Gothic/Doom Metal attivi dal 1995, possono vantare un full length ad alti livelli da ogni punto di vista lo si analizzi. Stiamo parlando di “The Crown of Winter” (2009). Sono passati ben sei anni dal loro ultimo full lenght, “Tears Of Mortal Solitude” (2003), altro capolavoro indiscusso, dopodiché nient’altro che qualche live in terra natia e una comparsa per il tributo ai Katatonia. Fortunatamente il loro ultimo album è riuscito ad imprimere nella memoria e nelle orecchie dei fan un loro ritorno in grande stile, sfatando il mito secondo cui questa band non avrebbe avuto altro futuro. Tra le varie notizie di rito andiamo a ricordare anche delle new entry nella line up tra il primo e il secondo full, dunque andiamo a presentare la ciurma al completo: Kir (batteria), Tyrant Moloch (basso), Sonm The Darkest (voce), Wizard Omin (chitarra), Berserk (chitarra), Elhella (tastiera). Se come abbiamo detto precedentemente “Tears Of Mortal Solitude” segnò un notevole compiacimento, si tenderebbe a pensare che, come solitamente accade, la band abbia cercato di bissare il successo facendo una specie di copia e incolla della ricetta. Tuttavia con molta premura andiamo a smentire questi eventuali pensieri, in quanto anche solo ascoltando il suo erede noi tutti ci accorgiamo del palese sperimentalismo e originalità nello stile della band. Un rinnovamento inquadrato e ben consolidato nel loro già di per sé stile assai poco scontato, senza alcun eccesso da recriminare. Rispetto al primo album, “The Crown of Winter” rivela un’atmosfera articolata a velocità più sostenuta, con influenze Black che ricordano un po’ gli Emperor nella seconda fase della loro magnifica carriera, ovviamente mediate dallo stile proprio dei Forest Stream. 

Analisi track by track: il full si apre con “Intro (Feral Magic)” sonorità solenni preparano la strada per entrare con la mente in un’altra dimensione, lasciando poi spazio a “The Crown of Winter” seconda traccia avente peraltro stesso titolo dell’album, presentata da una tastiera sognante e chitarre incalzanti, atmosfera che accompagnerà l’intera canzone in tutto il suo splendore. Troviamo inoltre una sapiente alternanza di voce pulita e Growl, dando la giusta connotazione epica nel primo caso e più potenza nell’altro, fino poi ad unire le due parti creando un phatos davvero non indifferente. Passiamo a “Mired” dove protagoniste sono le chitarre, il quale rivelano limpidamente il perfetto lavoro di produzione svolto sia sulle parti ritmiche che in quelle soliste. Anche la voce mostra tutta la bravura e professionalità di chi la evoca. In “Bless You To Die” fa la sua entrata gloriosa la batteria, scatenandosi in maniera aggressiva ma perfetta nei blast beat e nei fill più articolati, accompagnata da Growl e Scream energici e violenti, freddi come il ghiaccio. Stessa cosa vale per “Autumn Dancers”ma con l’aggiunta di atmosfere più sinfoniche coadiuvate da tastiere e voce pulita. Arriviamo al sesto brano, “The Seventh Symphony of…”, uscito direttamente dall’inferno, atmosfera carica di violenza esplosiva, voci fortemente distorte, batteria e chitarre che quasi sembrano esser possedute, per poi ritrovare un andamento più sinfonico… Dopo la tempesta, la quiete come si suol dire. Arpeggi di chitarra tranquillizzano gli animi ma, per poco. Inaspettatamente si torna ad atmosfere più pesanti, a dimostrazione dell’originalità propria di questa band. Settima traccia, “The Beautiful Nature” sembra voler essere un vero e proprio tributo alla natura, con un parlato che quasi vuole insegnare qualcosa all’ascoltatore, tempi più lenti per rendere il tutto malinconico e solenne. Ciò viene interrotto da una batteria prepotente e chitarre incessantemente arrabbiate, per poi ritrovare nuova calma grazie ad una splendida tastiera assai coinvolgente. Voci azzeccate, che siano pulite o in Growl, capaci di oscillare da interpretazioni più fredde e sofferte a tonalità più epiche e intense. “Outro (The Awakening Dreamland)” va’ a chiudere il full length riprendendo le medesime sonorità e atmosfere della prima traccia, come a percepire la sensazione di dover lasciare quella dimensione per tornare al mondo reale.

Prima di concludere il nostro viaggio, troviamo saggio lodare il grande lavoro di produzione svolto dai nostri Forest Stream, in particolare le tastiere, sempre coinvolgenti e a volte colonne portanti di questo album, senza dimenticarci del basso, ottima prestazione nel supporto di melodie. In generale tutti gli strumenti sono a dir poco impeccabili e ben calibrati nella loro esecuzione, per non parlare della voce camaleontica capace, come detto in precedenza, di adattarsi perfettamente a tutti gli stili richiesti dal genere, senza mai eccedere o, al contrario, trattenersi. Anche per quanto concerne la composizione non possiamo che complimentarci con la band per la loro instancabile originalità eccelsa, motivo di grande successo per entrambi gli album finora proposti. Che dire oltre, dopo due capolavori come “Tears Of Mortal Solitude” e “The Crown of Winter “ ci auguriamo che i Forest Stream siano solo agli inizi della loro carriera, così da poterci ancora beare del loro straordinario talento. 

Tracklist:

Intro (Feral Magic)

The Crown of Winter

Mired

Bless You To Die

Autumn Dancers

The Seventh Symphony of…

The Beautiful Nature

Outro (The Awakening Dreamland)


By Larika Fracca

Voto: 90/100